lunedì 5 marzo 2012

buon compleanno Pier Paolo



Ballata delle madri

Mi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d'esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.

Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d'amore,
se non d'un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v'hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.

Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l'antico, vergognoso segreto
d'accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.

Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!

Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
– nel vostro odio – addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
È così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini.

mercoledì 8 febbraio 2012

dici che basta un po' di vento
per tornare semi-felici come un tempo?

martedì 7 febbraio 2012

questo è il mio blog, e ho deciso di riprendermelo.

martedì 17 giugno 2008

alla cieca


io ti cerco, amore mio,
nella tua dignità di persona
ti cerco nel rispetto e nei tuoi tentativi di migliorarti come essere umano
ti cerco per le strade, ma non troppo,
perché non mi va di guardare e poi so
che se mi passassi accanto
ci riconosceremmo ma ancora
non è successo
amore mio ti cerco nel buio delle mie serate
nei cocktail e nei pianti che mi faccio
al buio del cinema
ti cerco negli sguardi persi che maschero con un sorriso
e nelle durezza del mio volto
ti cerco amore mio
nelle carezze che ci faremo
nell'averti accanto sul divano
nelle bugie che non mi racconterai
nell tuo coraggio
ti cerco, amore,
mio
ti cerco.

sabato 14 giugno 2008

a lavare (o la pioggia di giugno).




un uomo cammina da solo per strada.
inciampa, qualcuno gli offre una mano,
lui prende, fa per alzarsi, poi la stacca a morsi
sangue tendini vene recise...a morsi
è rimasto il segno dei denti e lo strappo.

ma non la fa apposta
no
non la fa apposta
lui è fatto così.

una volta arrivarono quelli vestiti di bianco
a prenderlo e lui stava buono
non era capace di morsi quel giorno
o forse capiva di essere senza uno scampo
se ne stava in un angolo
buono
zitto
in un angolo
"è stanco, avvocato?"
gli chiese la pubblica accusa al processo...
"ho fame", rispose.

a vederlo com'era io non potei che amarlo
ma questo significa morte e morte sicura
a vederlo com'è capisci la sua natura
e non basta leccare e baciare
non basta ci vuole dell'altro
"pregare e implorare?"
"deflagrarsi, se fosse possibile, grazie".

alla mano mangiata non è mai stata data
la possibilità di parlare
"avvocato, mi vuole spiegare?"
"non c'è niente da dire".
"lei crede?"
"ne sono sicuro".
"ma in quel punto, lo sa, si è rotto qualcosa...!"
"lei era stata avvisata..."

a quel polso non resta nemmeno la beffa del danno
ma del resto si sa che un carnefice non è mai solo quello.
"è sicuro, signore?"
"ne sono la prova vivente".
"e allora ha strappato le vene per quale motivo?"
"mi è sembrato cadessero a ciocche".

mercoledì 28 maggio 2008

come un cieco nella luce
brancolo con il bastone

sabato 10 maggio 2008

le parole con te
sono ellissi