martedì 25 dicembre 2007

noel



natalizio natale
mi devo sbrigare
perché devo partire
tu intanto non dimenticare
i miracoli da fare....

lunedì 24 dicembre 2007

una bella notte di natale

le stelle non si vedevano. nemmeno la luna, seppure quasi piena
tutto era avvolto dalla nebbia che nella città non compariva più ma miracolosamente quella sera si.
i poveri disgraziati derelitti e senza casa in quella notte fredda non avrebbero potuto rifugiarsi nemmeno al mc donald di piazza XXIV maggio perché aveva chiuso alle 19.
uscì per comprare le sigarette e incontrò per caso un amico che l'accompagnò e la fece ridere per qualche minuto.
c'è da dire che lei finse bene che tutto fosse a posto.
si tradì solo perché comprò cioccolata che sarebbe bastata a esaudire le ultime volontà di un condannato a morte ma non la sua. cioccolata sufficiente anche per il plotone di esecuzione.
tornò a casa e stappò la bottiglia di vino che aveva serbato per una bevuta condivisa, e piano se la finì da sola.
lacrime e vino, vino e lacrime, vanno d'accordo.
la cioccolata non la toccò.
non era la prima volta che le capitava di consolarsi così.
era la prima volta, però, con un bianco.
finita quella bottiglia, non avrebbe avuto niente altro per offuscare la ragione, se non la ragione stessa.
- domani compro un libro. poi ne compro un'altro e lo regalo a lui. gli regalo "piattaforma al centro del mondo" di michel houellebecq. lui può comprendere quando dice:
"Il liberalismo economico è l'estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi sociali. Ugualmente, il liberalismo sessuale è l'estensione del dominio della lotta a tutte le età della vita e a tutte le classi sociali. Sul piano economico, Raphaël Tisserand appartiene al clan dei vincitori; sul piano sessuale, a quello dei vinti. Certi guadagnano su entrambi i tavoli; altri, su entrambi perdono. Le imprese si contendono certi giovani diplomati; le donne si contendono certi giovani; gli uomini si contendono certe giovani; il problema e l'agitazione sono considerevoli".
magari muoio stasera, un infarto prima di avere messo a posto le carte, e di salutare mi importa poco perché non sopporto le scene strazianti.
ho sempre sofferto. anche quando ho creduto di essere felice. è durato qualche momento, o qualche giorno. poi è arrivato sempre il contrappasso. ho paura del contrappasso tanto che cerco di anticiparlo e so che sono il genere di persona che non si godrà mai i momenti di felicità fino in fondo e forse manco in parte.

questo ripeteva a se stessa e altre cose.
intanto teneva a bada la fitta al cuore.
lei pensava che morire fosse più doloroso per chi rimaneva che per chi se ne andava.

arrivarono alcune telefonate. un amico che la cercava per parlarle della nebbia a Landriano prov. di PV, e sua madre che le disse una cosa bella.
questo il dialogo, interrotto da lei bruscamente:
- ciao, sei sola?
- si
- pure io sono sola. tuo padre è andato a dormire e io sto guardando "la marcia dei pinguini". vorrei tanto stare con te. sola tu, sola io, almeno staremmo insieme. ma tu stai bene da sola, lo so...

mamma, stasera no. stasera non è sera da trascorrere soli così come sto facendo io che non riesco nemmeno a parlarti al telefono tanto è forte il groppo in gola e allora scusami se affretto la chiusura della conversazione ma non ho parole solo singhiozzi in gola da ore, mamma mia, ma tu non devi saperlo e allora facciamo che sto bene e domani ci vediamo. ricordati che ti amo."

il vino era quasi finito.
- facciamo un censimento. vediamo quanta gente sola c'è stasera. io ne conosco almeno un altro.

coltivo l'amore per scelta razionale e perché non trionfi il male


amore mio
ho bisogno di chiamarti amore mio
perché sennò impazzisco di dolore....
amore mio
il lamento del mondo è forte
e insopportabile
e Amore è il solo
che riesce a controbattere
o almeno,
questo spero io.

domenica 23 dicembre 2007

le attenzioni mancate




la ragazza parla molto ma da sola.
davanti agli altri non dice niente.
il suo dolore non è urgente
e nemmeno sordo,
ha la consistenza viscida del miele.
il suo dolore non fa rumore.
sono fitte che poi si sciolgono nel pianto.
sta male e ha bisogno di cure,
anche se sembra fredda e autosufficiente.
la ragazza non dice niente.

she says...

sabato 22 dicembre 2007

siamo piccoli visti dall'alto di un grattacielo



new york
le mille luci
tutto è possibile
danny amatullo
sex and the city
il ponte da masticare
new york
la grande mela
woody allen
c'era una volta in america
un taxi guidato da robert de niro
new york
la febbre del sabato sera,
ho paura
lasciami un buon ricordo, new york,
voglio vederti danzare
Frisco
a new york

di come Attesa giunse a Compimento, provincia di Milano.



attesa,
ce ne stavamo zitti...
poi è arrivata
- solstizio d'inverno, ma profumava di un'altra stagione -
e ha spolverato i giochi del giardino,
ha disperso la nebbia,
mescolato le carte,
ha riacceso il camino e con suo padre,
quando l'ha vista,
pare si sia trattato di amore a prima vista.

giovedì 20 dicembre 2007

l'ottimismo scontato all'UniEuro



- è un periodo duro, ha ragione. è molto faticoso mantenere alto il morale. l'arrivo dell'inverno congela la leggerezza, mi pare, e pesa la sua croce.
- ma se mentre parliamo ci guardassimo negli occhi?
- staremmo bene per un po'...poi sarebbe uguale.
- aspetta primavera, bandini?
- si.
- e arriverà?
- bella domanda...

mercoledì 19 dicembre 2007

superpoteri



ogni giorno mi sveglio e ho paura.
ma amare te me l'allontana...

martedì 18 dicembre 2007

spes in n.y.


io credo ai miracoli.  
specialmente a quelli 
piccoli.

parafrasami "amore"

- qual è la cosa che amate fare insieme?
- ci piace azzardare periodi ipotetici del terzo tipo.
- cioè..?
- come...non lo sa? è un nuovo gioco della settimana enigmistica!
- ah...

lunedì 17 dicembre 2007

in fuga


corro fino a quando non sento il cuore in gola
scappo dai mulini a vento
corro sul cemento
corro per non perdere il tram
corro per fare in fretta
corro per riscaldarmi
corro per non soffermarmi 
corro per sfuggire al mio destino
corro per non finire nel mirino
corro per essere veloce
corro per stare in pace
corro per gridare al mare aperto
corro per lo sconcerto
corro per non sentire più il rumore
corro per seminare la ragione
corro per soffocare
e principalmente
corro per dimenticarti, amore.

ma non serve a niente.

supermarket


- Chi sei tu?
- Una bambina…
- Ti sei persa?
- No, abito qui.
- Qui al supermercato?
- Si.
- Se vuoi posso offrirti cioccolatini vecchi e la mia compagnia. Ma ho perso ogni mordente e aspettativa. E sono diventato piuttosto noioso.
- Non mi sembri noioso. Vuoi le patatine? O preferisci un whisky?
- Un whisky andrà bene. Ma non stiamo rubando?
- No, abito qui, te l’ho detto. Questa è casa mia. Ti prendo un bicchiere di vetro…
- Da quanto abiti qui?
- Non so...per quel che ricordo, ci sono sempre stata. Versane un po’ anche a me, vuoi…?

domenica 16 dicembre 2007

le galassie impiegano il loro tempo per implodere come del resto i legumi a cuocere



è questione di giorni.
è questioni di giorni e poi tutto diventerà un ricordo.
del dolore te ne dimenticherai, stai sicura.
vuoi fumo?
vuoi che ti tolga le mani di dosso?
adesso che cominciavo a divertirmi?
sai cosa mi piace? vedere la paura.
sentire che stai sotto di me come un animale braccato, e sei dura.
e più fai così più io mi eccito e compio il florilegio mentre gli angeli stanno a guardare ma intanto...ahahahahhahah....che possono fare?
grida, grida pure.
fuori è festa e la musica è alta e nessuno potrà sentire e se pure sentissero dubito che ubriachi come sono avrebbero voglia di venirti a salvare.
pensano ai cazzi loro. tutti a questo mondo pensano ai cazzi loro.
e tu credi agli angeli. ma ti sei vista adesso?
vuoi che ti descriva lo sguardo che hai?
vuoi che prenda legna da ardere e la butti su un fuoco già acceso?
le fiamme...esistono solo le fiamme.
tu il cielo non lo puoi toccare. l'inferno si.
ah...piccolina, lo so che credevi all'amore.
ma adesso sei grande, e da domani non ci crederai più.

psychokamasutra



Sto sotto.
Sto sotto.
Sto sotto.


Ma non è detto che sia la posizione migliore.

sabato 15 dicembre 2007

la sottigliezza di una sottiletta mi disarma e rimango senza unghie a tentare di aprire la pellicola che la contiene

fece la doccia come se potesse lavarglielo via.
sciacquare i capelli e che scivolasse anche lui con l'acqua e la schiuma,
questo si disse
e il calore le distese la pelle
per il tempo che durò.

le suppellettili si animarono di vita propria e il pappagallo proveniente dal brasile
cominciò a cantarle le canzoni che sapeva con la voce di tom waits
lina uscì dalla vasca, infilò l'accappatoio rosa e si sfregò le braccia.
allo specchio appannato vide che il trucco non si era lavato del tutto.
le faceva due aloni sinistri attorno agli occhi.
"ora asciugo i capelli",
e con il phon acceso riuscì a non sentire il pappagallo che cantava
per il tempo che durò.

non sentì nemmeno il telefono suonare.
"le sensazioni ingannano.
adesso devo credere soltanto a ciò che vedo
e ciò che vedo è un uomo che ha paura."
milko.
ovunque ella fosse milko mancevski riusciva a trovarla.
e si vestì per lui,
pronta a invischiarsi con lui
e questo
per il tempo che durò.

del resto, quei due, insieme,
erano decisamente meglio
che non
presi singolarmente,
almeno per quel poco che durò.

melampus (a ennio flaiano)



mi tengo buona, amore
e invece vorrei piangere,
misera e poca cosa, io senza te.
ma me ne sto accucciata
ai piedi del tappeto
e aspetto di sentire
l'odore
e i passi conosciuti sul selciato...
e tu che apri la porta.

la vestizione

- passami l'armatura, amore.
- non voglio che tu vada a combattere...
- devo.
- devi. per chi? chi è che ha bisogno di te più di me?
- non lo so ma devo andare...ora passami l'armatura.

venerdì 14 dicembre 2007

giovedì 13 dicembre 2007

poesia delle situazioni prevedibili

l'amore è un dono
dà superpoteri
drizza le antenne
usa una lingua tutta sua
rafforza i colori
comunica a distanza
attraversa le pareti delle vene e va nel sangue
storpia e guarisce
vola alto
somiglia a te
ha un sorriso che non fa una piega
come te amore mio
non fa una piega
accende le lampadine
eleva i sensi
ammorbidisce i capelli
dà da bere agli assetati
addirittura
fa resuscitare i morti
i cui nomi cominciano per ....??!

eppure,
finisce sempre che
o arriva un temporale
e i due si bagnano
o arrivano gli squali e se li mangiano.

mercoledì 12 dicembre 2007

Babe e l'angolo



Una volta, anzi, più di una volta, ho visto il film "Dirty Dancing".
Di quel film mi piace la musica, l'interpretazione degli attori e la storia banale. E specialmente una frase.
Quando Patrick Swayze vede Jennifer Grey costretta tra il tavolo e il muro, accanto al padre che l'aveva punita, e dice a questi:
"Nessuno può mettere Babe in un angolo".
(Poi Pat le porge una mano che lei raccoglie e finiscono il balletto cominciato...ecc...)

Ecco, io posso dire di aver superato quella fase.
Non è più mio padre a fare come se non esistessi.

il colore non fa il monaco

lavoro nell'open-space di un ufficio dalle ampie vetrate e dai muri colorati.
certi giorni di colorato rimangono solo i muri perché il cielo di milano ha quel colore che non saprei chiamare in altro modo se non colore del cielo di milano e che certo non è indossabile con qualsiasi abito o stato d'animo.
nell'open space ci sono due aree di lavoro composte da 5 tavoli ciascuna. questi tavoli sono a forma di petalo e uniti agli altri petali formano un fiore che al centro, al posto del pistillo, presenta una colonnina piena di terminazioni elettriche ed elettroniche cui sono collegati pc, connessioni, telefoni e la mia lampada coi colori della bandiera jamaicana o del sole mio che lasciai.
seduti al nostro fiore siamo in 3 fissi, 1 che viene part-time e 1 che non viene più perché è in maternità.
rimaniamo io, la tz e il supertelegattone dagli occhi blublublublublu più di paul newman e certe volte lo guardo ed è come fare un bagno nel mio mare.
però c'è un altro uomo con gli occhi azzurri nel mio ufficio e lui cammina impettito che sembra abbia sempre qualche noce nel culo e pensa di essere l'uomo più richiesto e intelligente del nord europa e anche di avere un grande appeal. ecco, quando guardo lui penso sempre che sia limitativo che "biondo occhi azzurri" siano credenziali per la bellezza, se descritta.

di tutta l'erba, un fascio



a quanto pare
non tutte le follie
finiscono in tragedia.

mercoledì 5 dicembre 2007

a me mi basta una parola, ma tu stai muto....

amore mio,
amoremio amoremio amoremio amoremio amoremio amoremio amoremio amoremio amoremio amoremio amoremio....
non è profondo il posto in cui sto.
si vede il cielo dalle sbarre, e le montagne in lontananza.

ci sono richieste alle quali arriva in soccorso un aiuto
e altre che prima sbattono contro un muro e poi finiscono nel vuoto.

martedì 4 dicembre 2007

la santabarbara del mio cuore lentamente sta inesplodendo



vorrei essere altrove, e stamattina nella fattispecie in qualsiasi posto a parlare e fare l'amore con lui come si accoppiano tutti gli altri animali e non vedo perché noi due dovremmo essere da meno quando possiamo essere meglio sicuramente perché lui mi fa accapponare la pelle anche solo con il pensiero.
oggi è il mio onomastico e forse non è un caso che mi abbiano chiamata così perché a volte mi sento una polveriera anzi la guardiana della polveriera attenta alle fiamme pericolose però una bella esplosione ci vorrebbe a sollevare le parrucche e i riporti e le carte false e la società civile di stò cazzo e riportarli a una forma di purezza primigenia.
c'è gente che si attacca ad altra gente come le sanguisughe e succhia succhia perché nutrimento da solo non riesce a darsene e del resto i succhiati capita spesso che è proprio dei salassi che abbiano bisogno. io invece delle sanguisughe mi sono rotta il cazzo e sinceramente preferisco che vadano ad approvviggionarsi in altro modo che non da me e poi io ho già il mio vampiro e mi basta.
mi sveglio e ringrazio dio di essermi svegliata e penso a lui e poi mi alzo e preparo il mio caffè e la sola idea di dover trascorrere la giornata in una galera dalle pareti colorate dove sarò sequestrata per otto ore al giorno mi ammoscia le prospettive. esco con il sole e torno a casa con il buio e della giornata non ho visto niente a malapena il cielo dalla finestra e io che più o meno sono come un albero o insomma qualcosa che ha bisogno della fotosintesi clorofilliana per stare bene, mi sa che così mi secco....

lunedì 3 dicembre 2007

gestazione



sto aspettando
(che passi)

i. b.



le connessioni remote si sono fatte presenti e i tubi di scarico hanno preso a vomitare il contenuto.
le principesse giacciono nei loro letti drogate e i principi contrabbandano diamanti per conto dei sette nani. i cavalli si fanno strigliare dai cespi di rovo e le mosche che bevono dalle loro ferite si trasformano in alicante buono per i pasti a base di selvaggina. la donna del tenente francese ha avuto un moto d'invidia alla vista di madama bovary che giungeva trafelata dalla casa di rodolphe. pasolini è risorto ai piedi della croce del vangelo secondo matteo. le suppellettili si sono armate di pazienza e oltre alla polvere hanno tolto le tende dal pied a terre dove agnese e il suo coccodrillo domestico se la spassavano nei fine settimana prima che lei ne facesse una borsetta. il custode di venezia alleva capodogli nella laguna ma il moto ondoso sembra non risentirne. i mercenari giannizzeri al servizio del re di russia tagliano su commissione la testa al toro e la porgono al sovrano su un vassoio d'argento. nelle foreste della colombia c'è una donna appesa a un'amaca che coltiva la speranza ma la terra è avara e gli uomini che nascono buoi poi si trasformano in faine. le funzioni matematiche vivono momenti di smarrimento se applicate alla probabilità e infatti quella volta che con la manovra di heimlich nicola salvò la vita a franco il pazzo, quello manco lo ringraziò, perché aveva fatto di tutto per farsi andare l'oliva di traverso.

johnny



un bel film

domenica 2 dicembre 2007

e





sei il macellaio che taglia la carne,
e il santo che guarisce le ferite.
sei la nutella sul pane caldo
e lo spiraglio tra le nuvole
sei la profondità della botte
dove sto come diogene a casa
e sei un viaggio fuori dalla lombardia
che cambia il panorama al finestrino.
sei la porta di brandeburgo
con la quadriga e il condottiero alato
e ovunque porti, io vado.

sabato 1 dicembre 2007

persone speciali



che in certi punti mi sembra "shine on your crazy diamond"

giovedì 29 novembre 2007

l'ultimo dei capillari



cammino guardando la punta delle scarpe e mi sembra contenuto lì tutto l'avvenire a mia disposizione.
un passo dopo l'altro, inciampo senza dare nell'occhio e mi rimetto in carreggiata.
la strada è una lunga linea retta e il mio elettrocardiogramma segue la strada.

stamattina in metropolitana il vecchietto vicino a me sapeva di alcool e giocava a fare le palline con i mocci del naso. poi me li tirava addosso. a un certo punto si è pisciato lì seduto all'ultimo posto dell'ultima carrozza di un treno qualsiasi direzione sesto.
è sceso alla fermata di piazzale loreto, in lacrime.

a loreto ci sono tre medicanti nel passaggio che va dalla rossa alla verde. sono tutti e tre suonatori di fisarmonica e tutti e tre hanno un arto amputato, oppure entrambi. stanno lì immobili coi moncherini cicatrizzati e sporchi e le stampelle poggiate per terra e gli abiti lisi e un contenitore di plastica o un cappello per raccogliere le offerte. guardano in volto, e salutano. sono io la codarda che abbassa la testa.

la codarda la faccio anche davanti al cieco o alla signora di circa settanta anni, che quasi ogni giorno si mette un fazzoletto in testa, si porta la seggiola da casa e sta lì, a un sottopasso dal duomo. non chiede nulla ma solo aspetta che qualcuno si accorga di lei e delle sue immaginette di santi che cede in cambio di qualche offerta, certa com'è che serviranno a spianare la strada del regno dei cieli. del cieco si vede che è veramente cieco perché ha l'iride rivoltata all'insù e trova sempre luoghi a ridosso dei muri dove sta in uno strano equilibrio con il suo bicchiere proteso sui passanti; e forse non mi vede ma sono certa che riconosca tutti i frequentatori abituali del suburbio metropolitano dall'odore. di me lo saprà che sono quella stronza che non gli dà quasi mai i soldi.

saltello come chi si trovi a dover fare continui slalom che servono a evitare le merde ma non certo gli sputi e in tutto questo ho gli occhi appannati da un fantasma che vuole conoscermi meglio e probabilmente anche io voglio la stessa cosa.

così sei il sangue che arriva a irrorare le periferie del regno
e io mi sento l'ultimo dei capillari

mercoledì 28 novembre 2007

nel tuo abbraccio



ho un pugno pieno di mosche
e qualche altro sentimento controverso,
che lascerò liberi
prima che mi muoiano in mano,
come è accaduto adesso.

martedì 27 novembre 2007

TO BE OR NOT TO BE, THAT IS THE QUESTION



- A QUALE VERITA' DEVO CREDERE?

- A QUELLA CHE RITIENI PIU' INCREDIBILE.

lunedì 26 novembre 2007

modi di dire

- ma tu mi ami?
- ....
- mi ami?
- è una domanda inutile...
- io ho bisogno di saperlo.
- ma perché? non ti basta quello che...?
- no.
- ma quando ti dico che io e te ci si stringe e si suturano i laschi, tu che capisci?
- ....mmmm....io cosa capisco se mi dici che ci si stringe e si suturano i laschi?...io che capisco...?...che capisco?...capisco che hai ragione tu....stringimi, amore...stringimi che suturiamo.

l'umore tiene?



"signorina mi aiuti...mi sento solo, mi tenga vicino"
"signore, lei è ben strano a chiedermi questo."
"io sarei strano? ma lei si è vista, con quella cravatta?"

domenica 25 novembre 2007

quasi piena...


era domenica.
l'abbiamo trascorsa tutta sotto le lenzuola a leggere, mangiare cioccolata, bere succo di mele e fare l'amore.
il succo di mele non è il suo whiskey preferito ma ci ha ubriacati lo stesso.
era caldo.
era caldo l'amore mio e ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi donna innamorata: bendarlo.
il resto è stato parole sussurrate e tocchi da indovinare e gemiti liquidi e sussulti e volare e spogliarsi di ogni pudore.
l'ho visto per un momento felice.
poi siamo rimasti così a parlare, toccarci e andare e venire.
a un certo punto abbiamo osservato il cielo, e dopo giorni coperti, si è mostrata la luna.

sabato 24 novembre 2007

dal di fuori, tutto questo sembra un giallo.
ma da dentro?

inno alla vita in un giorno di novembre (ho fatto del mio meglio)

posso vivere una vita al condizionale presente: una vita piena di vorrei, potrei, farei...oppure al condizionale passato: avrei voluto, potuto o fatto...che cosa?
rimangono azioni inespresse.
rimangono mani che non si sono aperte.
rimangono esperienze non tentate.
l'unico tempo tollerabile, al condizionale, è il futuro.
infatti non esiste.



però tu
in questo incedere ipotetico
non ti stancare di camminarmi accanto.
se corro allunga il passo
oppure aspetta,
che rallento io...
concedimi un rifugio
fammi arrossire
e fammi bere dal tuo bicchiere.
e poi
attraversa le persiane
chiuse
e filtra
come il sole d'estate
in questa stanza al primo piano
in cui
aspetto il mio turno.

ho smesso di contare le vittime
quando ho capito
che non si muore veramente,
ma questo non mi evita
lo strazio che comporta
la partenza.

e invece,
la tua presenza aiuta.

venerdì 23 novembre 2007

per n. e per x.

ieri dopo il lavoro sono passata allo spazio oberdan e seduta dalla parte dei salottini ho aspettato per mezz'ora che tu scendessi dalle scale mentre fingevo di leggere con interesse il numero di ottobre della rivista della provincia di Milano e il programma con gli spettacoli del circuito teatrale.
ho pensato che forse a pelle ti avrei riconosciuta.
o dalle sigarette.

mi sento appesa a una fune
tenuta su da un gancio
fissato al cielo...
l'etereo cielo.

e il cielo è lui.

giovedì 22 novembre 2007

i peccatori universali

io sto pensando di andarmene.
prendermi una pausa da me stessa e andarmene.
dove, non lo so.
sarei sempre con me, però potrei fare finta di essere un'altra.

una ladra di polli, magari.
ci vuole prontezza di riflessi e agilità per fare la ladra di polli.
se pure riuscissi a superare lo steccato che separa dalle gabbie, sarebbe il pollo a farmi fessa.
basterebbe che agitasse un po' le penne perché io mi spaventassi lasciandolo sfuggire dalle mani e a quel punto lui avrebbe recuperato la libertà e io l'avrei persa a causa del fattore che svegliatosi per gli schiamazzi prontamente mi consegnerebbe alle forze dell'ordine.
i carabinieri che se ne farebbero di una ladra di polli rinchiusa nelle patrie galere fin troppo stipate di malviventi d'altra fattura?
probabilmente mi utilizzerebbero come acchiappamosche nei pomeriggi afosi.
e io sarei costretta a battere le mani tutto il tempo fino a farle diventare rosse ma nel frattempo mi sarei allenata a dare schiaffoni che è un'arte che può sempre tornare utile nella vita, specie contro i malintenzionati.

che poi non ne ho conosciuti pochi di malintenzionati.

sui treni quando viaggiavo di notte una volta mi trovai addosso le mani di uno sconosciuto; quell'altra volta per strada ero ferma al semaforo e uno mi palpeggiò il culo, con una certa delicatezza, devo dire, in mezzo ad altra gente e io ero così tanto in buona fede e così tanto convinta di non poter risvegliare alcuno stimolo sessuale vestita com'ero, da pensare che quel tocco fosse stato determinato dalla mia gonna smossa dal vento che ricadeva sulla chiappa.
quando mi resi conto che non un refolo soffiava e che questo tipo mi stava alle spalle a una distanza anatomicamente pericolosa, scattò il verde e lui si dileguò nella notte e io rimasi con un improperio che si disperse a mezz'aria.

un'altra volta sempre nel treno, quello che gestiva il bar, con la scusa di farmi fumare una sigaretta nel bagno di servizio che utilizzavano loro, mi saltò addosso e io dovetti dirgli che ero fidanzata e fedelissima per togliermelo di dosso, al ché lui colto da lieve senso di colpa nei confronti della sua (vera) fidanzata disse: "che c'entra, anche io..." e quindi non negandone l'esistenza (allora si che sarebbe stato stronzo) ma solo pensando che non ne avrebbe mai saputo niente e quindi non ne avrebbe sofferto, ripartì alla carica e io dovetti spiegargli com'è brutto prendersi gioco delle persone.
sarebbe potuta essere una sveltina nel cesso delle fs, e oggi avrei potuto raccontarla se non ai miei nipoti, almeno a quelli di qualche conoscente, ma grazie al fidanzato invisibile l'ho evitata. però lui si sentì in dovere di offrirmi un pezzo di torta e la cioccolata.

oppure quella volta, avevo 5 anni, che entrata nella chiesa vuota vidi un vecchio della locale casa di riposo, uno che sembrava pure mezzo rincoglionito, solo tra i banchi e io per gentilezza, perché così mi avevano insegnato dalle suore, a rispettare tutti e a consolare gli afflitti, sedetti accanto a lui.
quello mi disse di avvicinarmi e io, che ero già a mani giunte, in men che non si dica mi ritrovai le sue, grezze e pelose, nelle mie mutandine coi pupazzi colorati.
non è che fui capace di gridare...
non mi rendevo conto di quello che stavo subendo sotto la statua benedicente di nostro signore. dissi solo: "me ne voglio andare". guardandolo negli occhi glielo dissi, questo me lo ricordo, e i suoi occhi erano poco più che fessure che non permettevano che se ne intravedesse la pupilla e certo non il colore ma a me sai che me ne fregava del colore. quello mi lasciò scappare e io mi feci pure il segno della croce con l'acqua santa e poi l'inchino prima di uscire e però una volta fuori il senso del peccato si era già insidiato in me perché sennò l'avrei raccontato a mio padre che aspettava al bar con i suoi amici ma non gli dissi nulla che avrebbe potuto pensare che me la fossi cercata sedendomi così vicino a lui.
così a cinque anni io non persi la verginità, ma l'innocenza si.

se io prendessi questo periodo di ferie da me potrei spacciarmi per una venditrice di aspirapolvere ed entrare nelle case degli altri e vedere come vivono la vita. la mia è una vita a cottimo dove le pecorelle che conto prima di addormentarmi sono in realtà locuste con le quali fatico a spiegarmi e quelle che mi capiscono dopo un po' smettono di ascoltare.

ci sono panorami bellissimi che se troppo osservati diventano scontati e di cui tu ti stanchi. io però del cielo azzurro quando stavo ad altre latitudini non mi stancavo mai perché non era un cielo piatto ma cangiante.
invece quello grigio di milano finisce per colorarmi il cuore di analogo colore e c'è poco da fare se non aspettare che passi, ma è lunga da fare.

questa storia non è che volesse giungere per forza a una conclusione; è che è stata una giornata forte da attraversare e pure il video che ora si è improvvisamente rabbuiato come il viso di una che conosco vuole solo significare che c'è un virus da qualche parte che sta agendo di nascosto o che è così che le cose devono andare e cioè che qualcuno ad un certo momento spegne la luce e ti dice che è ora di andare. non è vero, amore?

mercoledì 21 novembre 2007

guardami, anzi no.



quando ho trovato
quello che cercavo
nei tuoi occhi
i tuoi occhi
non stavano certo
in un universo
parallelo

prospettive prospicienti



verrà un giorno,
forse,
in cui non avremo più nulla da dirci
e da darci.
ma quel giorno
non è oggi.

ti sto cercando



una volta ho sognato il mio funerale.
io ero in alto, e vedevo la gente che mi vuole bene, piangere.
allora ho pianto anche io. non perché fossi morta, ma per quelli che piangevano per me.
non volevo che provassero dolore.
tentavo di dirglielo ma non mi riusciva di parlare.
e allora ho sciolto le grida in lacrime e così si sono fuse alle loro e una calma morbida ci ha attraversati tutti. nei sogni questo è possibile.

se potessi scegliermi una morte, sarebbe quella che fanno certi anziani in buona salute, nel sonno, quando tutti più o meno se l'aspettano che tu stia per andartene, perché sei vecchio, ma intanto stai bene, godi ancora di autonomia e ti sei messo l'anima in pace con dio o chi per lui. immagino che a una certa età subentri anche stanchezza di vivere, per cui, non dico che te lo auguri di partire, ma quasi.

visto però come vanno le cose, la probabilità di terminare i miei giorni così sono scarse.

per cui, pur sapendo che la signora con la falce se ne fotterà altamente delle mie elucubrazioni, mi sono chiesta spesso se preferirei morire di morte annunciata o di dipartita fulminea e inaspettata.
entrambe hanno lati positivi e negativi.

la morte annunciata mi permetterebbe di salutare tutti. cercherei di non lasciare niente in sospeso, direi "ti amo" a chi amo e "mi sei sempre stato sul cazzo" a chi non ho mai avuto il coraggio di dirlo. però reca con se maggior dolore, obbliga a convivere con una bomba a orologeria dentro che sai che prima o poi scoppierà, e nell'attesa ti mina il corpo e la mente fino a non riconoscerti più.

la morte fulminea e inaspettata è quella che non ti fa terminare la sigaretta e non ti dà il tempo di controllare se hai le mutande pulite. è quella che vuole tutto e subito. forse farei in tempo a dare "un ultimo sguardo commosso all'arredamento, e poi chi s'è visto s'è visto...", ma senza salutare. "ehiiii....vi amo e vi amerò sempre, addio tesori miei qui presenti davanti a me e stranamente in fila per tre". ma quelli non lo sentirebbero. io sarei già lontana prima ancora di terminare la frase.

la verità è che non lo so come accadrà. la verità è che me la sento appollaiata sulla spalla, come bene ha detto colui che ho pudore a nominare, e la eludo come posso, ma mi aspetto che da un momento all'altro apra le ali, spicchi il volo e mi sollevi per la collottola.
e allora ciao, signori, ciao, pure se questo non è un commiato anticipato...

...queste cose le scrivo perché adesso io vorrei essere vicino a nadia.
vorrei passare del tempo nel suo studio di seregno a farmi raccontare la sua vita e raccontarle la mia.
vorrei fare con lei quello che fanno di solito le donne insieme: riscaldarsi.
vorrei accarezzarla e farla ridere.
vorrei che fossimo ciniche e nud'e crude ma pure patetiche e tenere e molli.
vorrei vedere i suoi occhi e poterli ricordare.
vorrei condividere il suo dolore.
vorrei dirle che c'è qualcuno che ci attenua la caduta.
vorrei che mi dicesse: "ehi, ti ho raccontato una puttanata" e prenderla a botte ma dopo fare pace.
vorrei sapere, adesso, dove cazzo è.

martedì 20 novembre 2007

la lucidità di ofelia



è tardi e non dormo.
non dormo e non scrivo.
contemplo la stanza nella luce arancione
che rimanda il vecchio lume.
e penso.
e mentre penso,
(è a te che penso),
io sorrido
e mi sento sul viso
la felicità beata
dei bambini quando dormono
o quella beota che hanno i folli
quando inseguono
misteriosi e fondamentali pensieri
che sanno solo loro.

meteo

è prevista una attenuazione del freddo

lunedì 19 novembre 2007

niente è come è, niente è come sembra



tutto quello che ho scritto, lo devo a te.

la vitalità e la pienezza che ho provato, le devo a te.

il tempo non ci definisce, lo spazio non ci colloca.

l'amore che attraversa le distanze, pure lo devo a te.

tu mi hai fatto credere
che non mancasse niente
alla mia felicità.

domenica 18 novembre 2007

et quod vides perisse...




Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
perché così ci scongiuri?

Tutto.

lasciataepersa

- avvocato, le cose finiscono, o meglio, si evolvono. io sono qui da lei perché con me stessa non ci voglio più stare, e quindi le chiedo di intentare una causa di separazione.
- ma, signora, si rende conto di quello che mi sta chiedendo?
- certo, e non capisco perché fa quella faccia.
- signora, nessun tribunale prenderebbe in considerazione questa richiesta. non è contemplato da nessun codice o legge di separarsi da se stessi. non abbiamo un precedente, non c'è letteratura sul caso. cosa mi sta chiedendo?
- avvocato, io sono dissociata e dotata di personalità multiple. mi faccia divorziare da me stessa.
- ma esattamente da quale se stessa vuole separarsi?
- da quella ancora innamorata di lui.

la ragazza è rimasta immobile ma al suo interno è successo di tutto



tu
non puoi
lasciarmi su un marciapiedi,
sotto la pioggia,
senza impermeabile e
senza parole,
per poi tornare e dirmi che sei tu
ad esserti bagnato.

eppure sei bagnato.

sabato 17 novembre 2007

sogno n. 3



ho dormito per un'ora soltanto
e in quell'ora ti ho sognato:
tu parlavi e io non riuscivo a capire
e mi sono svegliata di colpo
e forse era meglio
se restavo a dormire.

sai?

- Sai per caso com'è in casa? Se usa le pantofole di pelle (stile mio nonno) o le de fonseca ultramoderne? Se indossa un pigiama o dorme nudo? Se gli piacciono gli spaghetti o la pasta grossa? Se si scaccola in macchina mentre guida?

- No, non lo so.

one day i've lost my sugar

la luna è in fase crescente
e io, latente,
mi attengo strettamente
al corso innaturale delle cose.

lugete veneres cupidinesque

se tu fossi d'acciaio
e io di giunco
sarebbe certo che
ciò che ti ha scalfito
a me mi ha devastata.
ma se fosse stato mare
quello che abbiamo attraversato
può essere che tu sia sprofondato
e io, rimasta a galla
per cause di forza maggiore,
rechi con me un dolore
che fa rumore dolce di risacca.



per chi se la vuole cantare (io si):

RICHARD ASHCROFT
A Song For The Lovers

I spend the night
Yeah looking for my insides in a hotel room
Waiting for you

Were gonna make it tonight
Yeah something in the air tells me the time is right
So we'd better get it on

And DJ, play a song for the Lovers, tonight
Please, play a song for the lovers, tonight

Don't wanna wait
Lord I've been waiting all my life but I'm too late again
I know but I was scared

Can't you see
I'm moving like a train into some foreign land
I ain't Got a Ticket for this ride but I will

Ooh, play a song for the Lover, tonight
DJ, play a song for the Lover, tonight
DJ, play a song for the Lovers, tonight
Please play a song for the Lovers, tonight

Can't stop looking back no no

One more for the lovers

Oh brother won't you lend a hand I'm alone in a room and I'm waiting for love I don't know when this trains gonna stop But I'm telling you friend I don't want to get up

venerdì 16 novembre 2007

the god and the father II

per rimanere in tema di god and the father, riporto di seguito il link di uno stralcio di articolo di Carlo Maria Martini, pubblicato oggi sul corriere della sera.
la versione integrale si può trovare sul numero 4 di "Kos", rivista bimestrale del San Raffaele di Milano, prossimamente distribuita nelle libreria.

http://www.corriere.it/spettacoli/07_novembre_16/ateismo_martini.shtml

the god and the father



se questo mondo fosse giusto, allora la zingara che incontro al mattino e che canta nei treni della rossa con voce suadente e mi saluta gentilmente anche quando non tiro fuori un cent, dovrebbe esibirsi su un palcoscenico con tanto di orchestra.
la canzone è sempre la stessa, e forse non è un caso :-):


the godfather - patrizio buenne

parla più piano e nessuno sentirà,
il nostro amore lo viviamo io e te,
nessuno sa la verità,
neppure il cielo che ci guarda da lassù.

insieme a te io resterò,
amore mio, sempre così.

parla più piano e vieni più vicino a me,
voglio sentire gli occhi miei dentro di te,
nessuno sa la verità,
è un grande amore e mai più grande esisterà.

insieme a te io resterò,
amore mio, sempre così.

parla più piano e vieni più vicino a me,
voglio sentire gli occhi miei dentro di te,
nessuno sa la verità,
è un grande amore e mai più grande esisterà.

giovedì 15 novembre 2007

9mber



è freddo.
è notte e freddo.
foglie secche come mani screpolate.
- da quanto tempo non ti fai una foto?
- non me lo ricordo.
- mettiti in posa...
- lo spettacolo di servillo è tutto esaurito.
- ti sembra una buona notizia?
- no, amica, no, visto che non abbiamo i biglietti.
- pensavo di tagliare i capelli.
- buona idea.
- perché, sto male così?
- no, ma nelle donne le rivoluzioni cominciano tutte dai capelli. solo in qualche caso dai cappelli.
- per quanto mi riguarda, lì cominciano e lì finiscono.
- lui che dice?
- non dice.
- e tu?
- io dormo in piume dure.
- sai che non capisco le metafore
- non sono metafore. sono metà fore e metà intra.

mercoledì 14 novembre 2007

rianimazione



sospendi le trattative
fingi che non sia mai esistita
permetti ai barbari di devastare il regno
eclissati
guarda striscia la notizia
bacia chi ti tiene caldo il letto
sorridi falso/felice
cammina con la testa obliqua
indossa i tuoi occhi da puttana
vai a caccia di cappuccette sceme
metti gli abiti di 7 diversi protagonisti ma poi
creati un eteronimo che viva la tua vita per te
bevi il tuo stesso seme
bevine fino a dimenticare
pulisci la canna della pistola
sacrifica l'agnello
guardati allo specchio di sfuggita
comportati come se riflesso non ci fosse nessuno
spiega le ragioni del diritto
trovati un alibi che regga
annegami nel cemento
giravoltati e dai un calcio in culo al cielo
quando atterri, dallo pure alla terra.
toccami le corde.
e se non si muovono,
ritoccami le corde...

martedì 13 novembre 2007

la lucidità di amleto

povera scema

sono
una povera scema,
amore mio.
una che ti sente
arrivare alle spalle
e quando si volta, con gli occhi illuminati,
non trova nessuno

lunedì 12 novembre 2007

legàmi




non tiene più
la fune sfilacciata
della trapezista
al circo Argento,
quella che si esibisce senza rete,
perché così le chiede
il produttore...
ma lei lo fa soprattutto per amore
del domatore
di tigri del bengala,
lo stesso
che adesso
se la ride
e attende,
accanto alla sua bestia striata,
- docile perché addomesticata -
che la bella venga giù dall'altalena
con tutte
le sue piume colorate.
lui, prima di andare al suo cospetto
a godersi lo spettacolo da sotto
ha tagliato la corda
e poi le ha detto
"non temere
sono qui che ti aspetto".

le parole si incastrano tra noi e tu stai nel sepolcro e poi risorgi ma ogni volta io mi spezzo



abituati a reiterati abbandoni
ce ne stiamo zitti
sulle scale della chiesa
dove si svolge il funerale del poeta.
lui è morto
ma i versi rimarranno eterni.

soffia un vento da film western ed è novembre.

margherita pensa e tiene ferma la veletta
con la mano:
"tu adesso come stai?
"bene"
"si? mi fa piacere. ma...volevo dirti...è la centesima volta che lo fai".
"che cosa?".
"niente, scusa. riposa in pace e amen".

domenica 11 novembre 2007

sabato 10 novembre 2007

io non rimango sveglia fino alle 5 del mattino per il gusto di spararti



siamo fatti di molecole sparse
che cercano una strada per congiungersi.
io posso stare nel tuo taschino
e pure nel tombino.
tu stai nelle sigarette che mi fumo
e fumo molto.
l'acqua tumultuosa e calda
che ci sta attraversando
darà una ripulita a queste stanze,
e a noi ci lascerà nudi
e senza pelle
con in mano carezze che,
toccando sul vivo,
fanno male.
ma pure nel dolore,
io sono destinata a cercarti,
come si cerca
una perla nascosta
tra cumuli di scarichi del mondo occidentale,
e tu sei l'unico che mi raccoglierebbe,
fiore curvo e scuro,
in mezzo a un campo di grano e di papaveri,
trovandomi
il più bello.

venerdì 9 novembre 2007

before...

mancano quattro ore alla fine del mondo.
almeno per oggi.

la tigre al domatore

dovresti mettere in discussione
la mia imperturbabilità.
io ho le unghie tagliate corte
solo per impedirmi di graffiare.

credo

io credo a quello che sento
e quello che sento sei tu
"terranno le mura?" chiese il soldato mentre staccava la spoletta della bomba a mano che stava per lanciare nella casa.
"che cazzo di domanda", rispose il sergente.

mercoledì 7 novembre 2007

l'amore ai tempi del colera



ci sono amori che durano 1 settimana.
altri vanno avanti per
53 anni 7 mesi e 11 giorni,
notti incluse.
altri ancora,
riescono ad attraversare lo spazio,
il tempo e la malasorte,
sfondano il muro del suono,
superano la velocità della luce,
la forza delle maree
e la fossa delle marianne,
e quindi
se ne sprusciano
dell'eternità.

martedì 6 novembre 2007

non è indispensabile che ogni cosa passi attraverso di te, ma di fatto è questo che avviene.
la gente pensa di vivere vite da romanzo e forse è vero e sono i romanzi che non sanno raccontarle.
"ammazzami"
"perché?"
"sennò lo faccio io"

tu m'ispiri



li sento cinguettare, i primi uccelli del mattino:
cominciano la loro giornata
che io ancora devo portare a termine la mia.
ne varrà la pena?
finora la risposta è stata si.

buonanotte, amore mio.

ho perso la strada di casa



"è come se tu avessi paura della felicità" fece lei.
"forse è così"
"anche per me è così: il prezzo da pagare, il senso di colpa e il resto, ma... tutto questo non lo abbiamo cercato...perché dovremmo essere puniti per qualcosa che non abbiamo chiesto? forse era già scritto da qualche parte che io e te...e poi..poi lo sai, ci sono cose che non dipendono da noi...".
"altre, però, si".
"altre si, lo so...".
abbassò lo sguardo. dove fossero diretti i suoi passi, lei lo capì.
"non ti dimenticherò mai", pensò.

lunedì 5 novembre 2007



in qualche posto,
una croce,
con sopra inciso il mio nome,
sta aspettando
che anch' io faccia
la mia parte.

il cielo è di lattice e io sono lubrificata



la portinaia è sguaiata e grida
quando parla coi vecchi
mezzi sordi del palazzo.
io la sento da dietro la porta
e sarei pronta a saltarle al collo,
facendola pentire
di aver dimenticato
la primordiale gentilezza;
ma non voglio muovermi da qui,
perché stanotte ho dormito con
il re del mondo
e lui ha lasciato pezzi di carne calda
e liquida
tra le mie gambe
insieme a
una stella marina
che brilla intermittente
di luce al fosforo
e che prima o poi
verrà a riprendersi.

sabato 3 novembre 2007

ciao amore, ciao



Alle sette, nella casa silenziosa, si avvertiva solo il rumore dei radiatori che andavano riempiendosi di acqua e cominciavano a diffondere calore.
Teresa fumava una sigaretta dietro l'altra, in attesa che arrivassero le nove.
Aveva pranzato solo due ore prima, per cui scartò l'idea di ingannare l'attesa cucinando.
Accese il televisore, ma i titoli del telegiornale le provocarono un lungo sbadiglio.
Ancora un'ora, e avrebbe cominciato a prepararsi.
Rivedere Luigi, non le causava alcun batticuore.
Erano lontani i tempi in cui la vestizione cominciava almeno due ore prima e lei curava ogni particolare con attenzione.
Il rituale cominciava con un bagno, molto caldo e profumato.
Riempiva la vasca fin quasi all'orlo, poi si spogliava, senza riporre con cura gli abiti, e si immergeva nella schiuma sopportando la leggera scottatura che le causava la temperatura troppo alta.
Sapeva che avrebbe dovuto resistere qualche secondo, poi il corpo si sarebbe adattato e quel calore avrebbe rilassato i muscoli.
Metteva la testa sott'acqua e rimaneva così, fino a che non le mancava il fiato.
Quando riemergeva, restava con la testa appoggiata al bordo della vasca per un po', e nel frattempo osservava il suo corpo.
Si passava una mano sui fianchi e sul ventre, e si guardava i seni, abbondanti, che galleggiavano con le areole a pelo d'acqua. Queste, riducendosi per il freddo, venivano a formare come ruches di tulle intorno ai capezzoli, che si indurivano fino a fare male.
In quel blando dolore, Teresa pregustava il piacere che la vicinanza del corpo di Luigi le avrebbe concesso di lì a poco: il desiderio con cui lui l'avrebbe cercata una volta entrata in macchina; la facilità con cui lei avrebbe ceduto a voglie impetuose e ferine che erano pure le sue.
Le piaceva quando lui, guidando, le teneva la mano in mezzo alle cosce, togliendola solo per cambiare marcia, e riposizionandola subito dopo.
Le piaceva quando la portava a mangiare in ristoranti appartati e dalle luci flebili, e ordinavano cose diverse per assaggiare i cibi, e terminavano una bottiglia di vino, a volte anche due.
Si guardavano negli occhi tutto il tempo, e parlavano.
Qualsiasi argomento sembrava essere pretesto per una discussione, mai animata, piuttosto uno scambio di opinioni, piacevole e, man mano che l'alcool saliva alla testa, sempre meno lucido.
Poi tornavano a casa e facevano l'amore, dedicandosi tutto il tempo necessario, oppure, se fossero stati stanchi, rimandando il tutto alla mattina dopo, quando, all'alba, si sarebbero svegliati nudi l'una accanto all'altro, e il resto sarebbe venuto da sé.
Luigi amava sentire il corpo morbido di Teresa addosso, il profumo della sua pelle, e a lei piaceva sentire i muscoli di lui tendersi e il cazzo indurirsi solo in virtù di una carezza.
Questo accadeva una volta alla settimana, di solito il mercoledì, quando lui, adducendo, come scusa, improbabili riunioni fuori città, al mattino salutava la moglie con un bacio sulla guancia, e la figlioletta con una carezza, per ritornare, nella casa che condivideva con loro, solo il giorno dopo all'ora di cena.
A Teresa, quella notte vissuta in semi-clandestinità, con l'unico uomo al mondo con cui le sembrava di avere qualcosa in comune, era sufficiente.
Per il resto della settimana, continuava la sua vita fatta soprattutto di incombenze lavorative, oppure si dedicava alle sue passioni: gli origami, per esempio, antica arte giapponese nella quale aveva raggiunto discreta abilità, considerato il fatto che aveva cominciato a praticarla solo un anno prima, grazie ad un corso organizzato dal comune, al quale si era iscritta soprattutto per noia.
Adesso, nell'attesa che lui arrivasse, aveva creato, con la carta argentata del pacchetto di sigarette terminato, un pesciolino, e questo quasi meccanicamente, senza rendersene conto; pensò di regalarglielo.
Ripercorrendo la loro storia, non riusciva a individuare il momento in cui quella grande passione, unica a sentir Luigi, si fosse esaurita.
Come se fosse terminata la cera che alimentava la fiamma.
Pensava che forse funzionava così: ciascun essere umano riceve, in dotazione, un quantitativo di amore da consumare, come se si trattasse di combustibile. L'intensità con cui il sentimento viene vissuto, ne determina la durata.
Loro due, malgrado quegli incontri radi, avevano vissuto fortemente ogni attimo, e lei questo non poteva negarlo.
Non aveva dimenticato nulla del coinvolgimento, fisico ed emotivo, che li aveva contraddistinti.
Ma, malgrado le cose all'apparenza fossero rimaste invariate, in lei era subentrata, sottile e subdola, la noia.
Aveva provato ad accennargliene, ma Luigi era sempre molto innamorato, e più lei si mostrava svogliata, più lui pensava che fosse un malessere legato al fatto che lo volesse tutto per sé, mentre non si era ancora deciso a lasciare la moglie.
Questa sua cecità, a Teresa, pareva insopportabile.

Squillò il cellulare. Era il segnale con cui indicava che era arrivato e la aspettava sotto casa.
Si infilò il cappotto, e nel farlo le si impigliarono i capelli nei bottoni.
Ci mise qualche minuto a liberarsi.
Poi, prese dal tavolo un pacco di salviettine umidificate, il coltello di tipo militare che aveva acquistato su internet, li mise in borsa, chiuse, al solito, con quattro mandate la porta di casa, e scese le scale.

venerdì 2 novembre 2007

guardavo il mondo da un oblò...



Io non sono mai stata
brava
a distinguere
tra la vita e la letteratura,
perciò
incappo in errori madornali.
Adesso voglio solo
uscire
da queste stanze all'apparenza vuote,
dove invece aleggi,
indiscusso e monumentale,
e guardare i venditori di crisantemi
vicino a casa mia.
Tra poco sarà tardi e ormai fa buio presto,
e girano maniaci per la strada.
Io avanzo disarmata,
ma ho voglia di stare fuori a lungo,
pure se non sarà liberatorio,
perché, lo sai,
perfino l'aria che respiro sa di te,
e nelle orecchie ho solo
ruggiti di leoni catturati
e vincolati alla cattività.

Rumori che mi straziano.

Molla la catena e
lasciami allontanare dal tuo raggio,
visto che sei convinto
di poterne fare a meno.
Io, invece, non ci credo affatto,
perché l'uncino è ben acuminato,
e noi due siamo simili
(io forse un po' più seria).

Però devo provarci,
e quello che spero di trovare
è un posto con l'ossigeno
e il verde necessario
a far sembrare tutta un'altra cosa
questo mio dramma in rosa
(che manco a raccontarlo ad un amico viene bene)
causato da parole riscaldate
e poi centrifugate
dentro la lavatrice che è il mio cuore,
solo che si è trattato
di un ciclo di lavaggio esagerato,
rispetto a quello di norma suggerito
sull'etichetta "capi delicati".

fitte



Rimarrò
sulle mie fondamenta
piantate nella sabbia,
in attesa
che una piena mi travolga.
Non farò più un passo,
amore mio,
nemmeno uno,
per tentare di salvarmi,
perché,
come è vero
che per me sei tutto quanto,
è vero pure che,
dei miei occhi,
riesci a fare senza,
mentre io, dei tuoi,
non posso fare a meno.