sabato 14 giugno 2008

a lavare (o la pioggia di giugno).




un uomo cammina da solo per strada.
inciampa, qualcuno gli offre una mano,
lui prende, fa per alzarsi, poi la stacca a morsi
sangue tendini vene recise...a morsi
è rimasto il segno dei denti e lo strappo.

ma non la fa apposta
no
non la fa apposta
lui è fatto così.

una volta arrivarono quelli vestiti di bianco
a prenderlo e lui stava buono
non era capace di morsi quel giorno
o forse capiva di essere senza uno scampo
se ne stava in un angolo
buono
zitto
in un angolo
"è stanco, avvocato?"
gli chiese la pubblica accusa al processo...
"ho fame", rispose.

a vederlo com'era io non potei che amarlo
ma questo significa morte e morte sicura
a vederlo com'è capisci la sua natura
e non basta leccare e baciare
non basta ci vuole dell'altro
"pregare e implorare?"
"deflagrarsi, se fosse possibile, grazie".

alla mano mangiata non è mai stata data
la possibilità di parlare
"avvocato, mi vuole spiegare?"
"non c'è niente da dire".
"lei crede?"
"ne sono sicuro".
"ma in quel punto, lo sa, si è rotto qualcosa...!"
"lei era stata avvisata..."

a quel polso non resta nemmeno la beffa del danno
ma del resto si sa che un carnefice non è mai solo quello.
"è sicuro, signore?"
"ne sono la prova vivente".
"e allora ha strappato le vene per quale motivo?"
"mi è sembrato cadessero a ciocche".

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