martedì 19 giugno 2007

prima che sia laringe




la shampista
scrisse una lode alla bolla
di sapone e vinse un premio letterario
nella categoria "poesie che durano
un risciacquo e via".

indossava per l'occasione
il trucco pensante migliore.

dopo la cerimonia di premiazione
si fece avanti un estimatore occasionale
che aveva una camicia da dimenticare
sopra deltoidi di tutto rispetto .

insieme recitarono battute da copione
di telenovelas rivolgendosi
complimenti adatti all'occasione
e sguardi spinti.

consumarono un coito interrotto
a botta di rima alternata
sotto il tavolo del rinfresco
e poi chi s'è visto s'è visto.

la poesia sublimò la scopata.

poco più in là
dante fu visto prendere accordi
per una rinoplastica con un chirurgo incontrato per caso
mentre ugo foscolo veniva incriminato
per l'assassinio del fratello
giovanni.

né io né lui facemmo (potemmo fare) niente per evitarlo.

giovedì 14 giugno 2007

giugno tropicale



oh si mi piacerebbe
se bussassi alla mia porta.
potrei finalmente guardarti di sottecchi,
offrirti un'orzata
affogata al san marzano,
e soprattutto
riprendere respiro.

invece siamo nel bel mezzo
di un giugno tropicale
e porto
l'anima accartocciata
a passeggio
in un furgone di gelati
perché l'estate si avvicina
e il deserto è quasi arrivato alle mie mani

lunedì 11 giugno 2007

...
















noi siamo stati falchi
amore mio
signori della rupe
predatori spietati all'occorrenza
capaci di colpire
seguendo eleganti traiettorie,
maestri dello scendere in picchiata
abili pure nella risalita.

gareggiammo con gli angeli in librata
e di questo la nostra superbia fu punita:
non raggiungemmo mai la meta ambita
da allora destinati a rincorrerci in volata

venerdì 8 giugno 2007

il cuore mio
























c'è stato un tempo in cui
ero convinta,
di essere condannata
ad un destino
malato
e non per mio volere
ma per fato
e invece quella sorte
me l'ero scelta io
pescando in mezzo
a
un mazzo di tragedie
(le più cupe)
che ricamai insieme a poche perle
come un vestito
che mi stesse a pelle

e come spesso avviene
quei ricami
io li ho tenuti addosso
molto a lungo
son diventati miei,
li ho rammendati
ed erano di fili addolorati.

perché di questa vita martoriata
sappiamo ricordare solo i drammi
le gioie vanno via come comete
e a ripassare ci mettono cent'anni.
questo pensavo,
ne ero assai convinta
e camminavo per il mondo astratta
mai più sentendo
in quella lontananza
l'amore che ti penetra a distanza

forse è accaduto in strada
forse in chiesa
forse ero stanca di girare in tondo
dentro me stessa
senza più riuscire
a trovare la via per il ritorno

quel giorno ho pianto
circa 100 litri
di lacrime salate e dopo ho visto
che quel vestito di ricami adorno
mi stava stretto
mi toglieva il fiato
e l'ho scucito e lì l'ho abbandonato
da qualche parte
non so bene dove
come fa con la muta il predatore
perché è giunto il momento di cambiare

così, signori miei, l'evoluzione
avanza anche se noi non lo vogliamo
e a volte è dolorosa perché pensi
che tu ci hai messo tanto a costruirti
a metterti i paletti, a definirti
a dire
"io sono fatto di frammenti"
oppure
"il mio è un brillar di luci intermittenti"

ma molte volte è una liberazione
riconoscere a se stessi di esser altro
rispetto a ciò che si è creduto un tempo
e questo non è segno d'incoerenza
anzi, semmai, è una presa di coscienza

del resto tutto scorre e noi cambiamo
e pure io
mi muovo proprio in quella direzione
che sì, si chiama morte ma ho scoperto
che non mi fa paura perché intanto
io proprio della morte me ne fotto
fosse stanotte oppure tra altre cento
voglio arrivare viva a quel momento

pensando al peggio quando sarà il tempo,
prendendo amore così come posso.

ciao




















tu porti una borsa piena di fogli
e magliette con scritte vivaci
ti guardi allo specchio di rado
per non incontrarti,
piuttosto ti osservi riflesso negli occhi degli altri,
a volte ti piaci.

tu prendi la borsa sformata
la maglietta vivace
in perfetto stridore con quello che stiamo vivendo
sussurri qualcosa
il cui senso mi rimarrà oscuro
così te ne vai.

ogni volta un giardino di vetro
si spappola in mille pezzetti
e l'affronto richiede il coraggio
e
sacrificio agli dei
di galline sgozzate
poi fritte
infine
destinate alla grande distribuzione:
una di quelle galline sono io.

e poiché sono le mani tue
a torcere il collo
io non becco
così come non mi sorprende
la panatura dorata
di contorno.