mercoledì 27 febbraio 2008

nella mia testa (in mancanza di ispirazione)


si, c'è la testa.
e nella testa c'è il mal di testa.
nella testa c'è tutto di me
le carezze che mi tengo in tasca
le lacrime che sono liquido potabile
nel caso dovessi avere sete nel deserto
ho una casa ordinata
nella mia testa,
5 figli per cui preparo la torta di mele
una finestra che quando la apro vedo
il cielo in campo lungo e quasi sempre il sole
c'è il mare nella mia testa
e una nuotata quotidiana pure quando è freddo
e spezzo il respiro
nella mia testa
per motivi che si possono intuire.
c'è la pazienza, nella mia testa,
e la gioia di aspettarmi
cose semplici...
e ci sei sempre tu nella mia testa
non è cambiato molto
in quel sentirti così tanto mio
nelle distanze-luce
che portano all'essenza delle cose,
quella che mi interessa di cercare.
e sembra tutto vero
nella mia testa,
e c'è una festa silenziosa,
e amore un po' per tutti
distribuito a iosa.

lunedì 25 febbraio 2008

us & them



io ho un amico sfiduciato
che ha il cuore sfracellato
ma vale più di molti
solo che lo dimentica
allora
allora...ci vogliono i pink floyd
che sono dei leoni come lui
così se lo ricorda

domenica 24 febbraio 2008

mentre tu stai da qualche parte...



si,
la domenica è arrivata
in forma di bella giornata.
a casa
lui attende di uscire
ma io no e lo faccio aspettare,
e ogni mia parola rimbalza
contro il suo muro di gomma
e ogni parola sua rimbalza contro il mio
muro di berlino non ancora sbrecciato,
allora mastichiamo
il materiale di cui è fatto il cervello
come avessimo
ognuno il proprio chewing-gum
fino a che perde il sapore di menta
dell'inizio e cambia consistenza
da non potere più fare i palloni,
perciò finisce che sputo quello che mi sento
in bocca e quello che
c'ho in testa
e mi convinco che
conviene
andare al cinema
a vedere
un film
in cui gli attori
reciteranno parti
che non siamo in grado di
interpretare:
come si fa la barba
col rasoio che può uccidere,
come si fa una torta avvelenata,
come si fa l'amore d'altri tempi
e stretti al silenzio
penseremo ognuno ai fatti propri
fino alla fine della proiezione
che è solo l'anticipo della fine
del sogno,
seccato
come si secca
la medusa trasparente e viola
che ho visto una volta
spiaggiata a lido canne
da un onda troppo forte.

fine delle parole rimbalzate
dentro al flipper,
fine della giornata,
e quando arriveranno i titoli di coda
saremo preparati
a lasciare il posto ad altri disgraziati
ché tanto tocca a loro
e va così la sera:
lui spinge per avere qualche cosa
e io perdo ogni mese sangue a vuoto
che impiegato meglio
porterebbe vita,
ma non è cosa.

venerdì 22 febbraio 2008

gallina vecchia fa?



la gallina
finché è pulcino
coltiva concrete
speranze
di volare.
quando capisce
che non è cosa
impara a fare
buon viso
a cattivo brodo

giovedì 21 febbraio 2008

sulla strada


mi metto sulla strada al mattino e
mentre cammino
mi passano accanto sciascia e borges,
passeggiano insieme, lenti e appoggiati al bastone,
e sciascia fuma una sigaretta, e prima di parlare
aspira, e mentre aspira pensa,
pause da siciliano
che qui, all'altezza di milano,
all'alba del futuro,
non sono più concesse neanche a un balbuziente
il quale, coi mezzi che ci sono
appena cura il difetto, molla il freno.
sostiamo, all'aperto, in un caffè.
borges, che visse nel quartiere di palermo,
sta spesso al ticinese, e lui sempre mi dice:
"lo so, lo so che tu ti aspetteresti di trovarmi
quantomeno nei dintorni
di corso buenos aires,
ma l'argentina
non sta tutta nel nome di una piazza,
e io se chiudo gli occhi - o pure se li apro, fa lo stesso -
non vedo niente, niente tranne l'ombra,
ma in fondo c'è una luce, e quella seguo, e ora è ferma qui".
con sciascia non riesco a parlare.
lo guardo soltanto, spio ogni sua mossa e lui
non mi fissa ma vede lo stesso la faccia che faccio a sentire le cose che dice,
e allora mi offre da fumare poi mi chiede se lo accompagno in via scaldasole
dall'antiquario che gli procura stampe e libri antichi,
e quando li vede gli brillano gli occhi, incarta il regalo.
torniamo, noi due stiamo seri,
mi porge una noce,
io gli porto il libro e gli chiedo:
"mi dici che cosa ti piace di borges?"
e lui mi risponde:
"il fatto che è cieco e continua a vedere".

già.

da b. a b.


Ho eseguito un gesto irreparabile,
ho stabilito un legame.
In questo mondo quotidiano,
che somiglia tanto
al libro delle Mille e Una Notte,
non c'e' un solo gesto che non corra il rischio
di essere un'operazione di magia,
non c'e' un solo fatto che non possa essere il primo
di una serie infinita.

Jorge Luis Borges
(estratto dalla poesia "Istanti")

mercoledì 20 febbraio 2008

delirio in corpo 11


fuori la notte mite allontana i mostri dal cuore e spinge gli aquiloni a volare come farebbero le idee compresse che poi scoppiano improvvise e simili ad artificiali fuochi di feste di paese, quando il cielo stellato e scuro si illumina a giorno e la luce si riflette dal buio sulla terra, sui marciapiedi, sui dolori, sui volti della gente con il naso all'insù, e nelle orecchie rumori che a qualcuno ricordano la guerra ma a me no, ché sono nata dopo.
una volta ho conosciuto una persona che con me fu cattiva; avevo pochi anni e volevo vendicarmi e inforcai il motorino alle due del pomeriggio di un maggio caldo e andai sotto casa sua e continuai a girare per due ore pensando a cosa avrei potuto fare se l'avessi vista uscire ma lei non uscì e a me finì la miscela per cui tornai a casa dove la rabbia poco a poco sbollì e fu lì che capì che la vendetta è un piatto che non mi interessa servire nè freddo nè caldo, tanto ci pensa il tempo a mettere le cose a posto e infatti, con il tempo, ho capito che una persona cattiva è prima di tutto una persona ferita che non è riuscita a ricucire lo strappo che i dolori generano in noi e allora hai due scelte o di stargli vicino se senti che è quello che devi fare, o mandarla affanculo e chi si è visto si è visto.
c'è gente che coltiva l'astio, il livore, l'invidia e la gelosia, così come farebbe col basilico; c'è gente che coltiva l'amore, ma non è gettonata perché di solito non fa chiasso e se ne sta tranquilla per i fatti suoi tanto che gli altri manco quasi la notano a meno che non comincia a bruciare o forse è brillare come in certi casi ho visto.
ce ne stiamo come vedove che si consolano l'un l'altra perché le donne hanno un'ottima capacità di ripresa ma ognuno su questa terra c'ha i suoi cazzi, sia chi se ne va che chi decide di restare e quando le cose vanno male forse distruggere non serve a niente se non a provocare rimpianti e sensi di colpa, mentre è sufficiente allontanarsi come quella volta in motorino.
pure c'è stato il periodo che ho rotto la porta di legno con un pugno e ho tirato giù il lampadario con tutte le perline colorate che finirono per terra. qualcuna ci sarà ancora nascosta in camera mia tra gli interstizi del pavimento, specie quello dietro l'armadio bianco coi pomi d'ottone che ho sempre odiato, e che era il mio per modo di dire, visto che dentro ci stipavano le coperte invernali i cappotti di tutti, i vestiti di mio padre quando mia madre riteneva che fossero fuori moda o le serviva spazio per i suoi, e quelli di quando eravamo bambine.
è che dalla violenza ci siamo passati tutti e io mi ricordo che gridavo ma quello che volevo era essere rispettata e non trattata come una incapace di pensare di capire di ragionare e di agire io che già a 3 dimostravo una certa maturità nel modo di fare, e forse chi ha avuto in dono la saggezza da bambina, da vecchia sarà scema, povera me.
le carezze certe volte aiutano ma poi ti accorgi che non bastano o, se pure aiutano, non c'è nessuno che te le fa e allora si vive pure senza, ma io ho questa speranza, questa speranza che non mi lascia mai e pure quando è nero lo so che finirà, bisogna abbassare la testa e aspettare che passi.
non è vero che la vita con alcuni è clemente e con altri è stronza. l'infelicità si annida dappertutto ed è con questa certezza che ogni sera mi tolgo lo smog dalla faccia e mi guardo allo specchio per quella che sono, coi segni sul viso, ma bastano gli occhi talvolta a fare un individuo, e finché riconosco i miei va tutto bene.
io non ti mollo e sto qui a qualche metro di distanza eppure non comprendo la tua arrendevolezza e quando ti fai precipitare addosso le cose senza alzare la schiena e ti dimentichi che sei un uomo di interminati spazi cervellari e questo tu lo sai ma poi te lo dimentichi oppure, come dante l'onniscente, vedi il migliore ed al peggior t'appigli, e so che in quei momenti, o forse è sempre, io per te non conto niente.

lunedì 18 febbraio 2008

keep the vampire from the door



pensavo fosse amore,
e invece era un disturbo
narcisistico
della personalità.

sabato 16 febbraio 2008

flebile




Sparirò nel cimitero di cuori infranti che ti lasci dietro, dove il mio non sarà riconoscibile tra altri crepati e fumanti, sarà più o meno uguale, eccezion fatta per un battito che è flebile, e non si fa sentire. E tu non ti voltare.

venerdì 15 febbraio 2008

a(t)tratti

la vita
mi fa schifo a(t)tratti.
per il resto,
mi piace.

giovedì 14 febbraio 2008

non festeggio

la mia fantasia se ne è andata e
ho il cuore spoglio come i rami dell'albero di fronte casa mia
del resto è inverno...
e i tuoi occhi sanno di terre da esplorare ma sono lontani
e le distanze non sono sempre colmabili
e i vuoti sono vuoti a perdere
solo ogni tanto a rendere
e le costellazioni stanno sempre lì
e l'oroscopo dice cose buone
e i puri di spirito andranno nel regno dei cieli dopo una vita d'inferno
e certe volte un gesto conta più di tante parole
e non fare un passo è peggio che farlo
e i fantasmi finché non li guardi in faccia non ti lasciano in pace
e noi siamo due stupidi
e io non c'è nessuno a cui potrei dirlo oltre che te...:
auguri.

sabato 9 febbraio 2008

certe volte

si tratta di prendere la strada
e andare
guardando soltanto la punta delle zampe
come i muli

venerdì 8 febbraio 2008

da un'altra parte

che il cielo ci prenda e ci porti
volanti tutti quanti
a fare un giro
nell'infinito azzurro
senza paracadute
e senza farci cadere
e poi dolce atterrare.

to switch?

- devi stare sotto
- devo?
- si, devi.
- (a qquai me pare ca sempre a' mmìe me tocca...)

giovedì 7 febbraio 2008

johnson (no more tears)

vorrei sciogliermi in lacrime e finire così,
colando su me stessa
e
scen
den
do
a
partire
da_
gli occhi...

ma...

mercoledì 6 febbraio 2008

fottuta (navigare a vista)



non riesco a stare senza te.
perdonami amore
perdonami per il bisogno che ho.
non mi vergogno a dirtelo.
cosa altro mi resta?
cosa altro mi importa?
uno scrittore dovrebbe preoccuparsi del lettore,
ma io è di te che mi curo.


fino a che il bianco non cambia colore,
fino a che le seggiole non recuperano la loro funzione originale,
fino a che gli angeli non si accorgono di noi.

a conclusione di una giornata come un'altra....


forse c'è un prezzo da pagare.
forse...
non lo so.
adesso però...stiamo in silenzio.

domenica 3 febbraio 2008

tra bestie


dovrebbe essere questione d'istinto.

l'amore va trasudato



tu dici che temo le fiamme
a me che sono la tigre
che passa la vita a saltare nel cerchio di fuoco...
ti hanno soddisfatto
la pelle bruciata,
il petto palpitante
un ghigno-sorriso acceso per te
gli occhi, i nostri,
da non dimenticare,
la commistione di spiriti animali
sentirti attraverso,
le zampate sul petto
la fedeltà assoluta e
quei ruggiti all'orecchio?
non mi pare...
tu dici che temo le fiamme?
ero pronta a brillare per te.
tu hai tamponato con coperte di lana
un fuoco che bastava toccarlo...
e più ti allontanavi e più bruciava
ma non ti sei fermato e
ancora adesso non sai nemmeno
se mi chiamo lola o porto il nome
di un monaco indiano morto 400 anni fa,
mentre io ti conosco a menadito
e so chi, da sparta,
ha posto a sua difesa una falange oplitica,
che in ogni scudo porta impresso il tuo volto,
considerando il tutto, più o meno ingenuamente,
come un particolare insignificante,
un avamposto facilmente superabile
per una senzabranco come me...
...ma si sbagliava.

sabato 2 febbraio 2008

nadia



ogni tanto ti penso.
chissà se hai chiarito i tuoi dubbi, adesso,
o ancora ti incazzi
per come vanno le cose...

la cosa peggiore che possa capitare quando cade il mondo addosso, è di rimanere lucidi

io con questo sentimento vivido
mentre mi muore in mano...

nella mela



vasti orizzonti e
ampi margini di schiarita.

special thanks to:
chi so io...:-)

vuoto


pensavo sarebbe
stato
più simile a uno
strappo
e invece,

scivola
lento.