mercoledì 16 aprile 2008

alle vittime

la poesia si fa col sangue.
si. col sangue.
con il proprio.
non con quello degli altri

non a spese degli altri, come fai tu.

se di questo amore cieco
sapessi che fartene
io, non credere, è qui che rimarrei.
se tu fossi in grado di prendertene cura e di guidarlo
in mezzo alla folla e ai marciapiedi alti,
io, non credere, è qui che rimarrei.

anche dopo che il cazzo tuo malato di mestizia e di vecchiaia
non sarà più capace di procurarsi un'erezione
io rimarrei.

ma non ti basta.

ancora un'erezione, signori, ancora un'erezione
regalate al poeta un'erezione
non dico una eiaculazione,
sarebbe troppo e non è cosa di tutti
ma almeno
che il cazzo si indurisca
così lui lo usa al posto del pennino
intinge nell'umore delle vittime e poi scrive
senza sapere
che ha tolto linfa necessaria
per puro, sadico, piacere.

a questo mondo

il sangue,
il sangue altrui
si lava a parole
con leccate di lingua
e stracci e spazzoloni
e schiena curva sopra gli interstizi del pavimento
a non lasciare traccia di chi è stato.
l'ingiustizia.

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