mercoledì 12 dicembre 2007

il colore non fa il monaco

lavoro nell'open-space di un ufficio dalle ampie vetrate e dai muri colorati.
certi giorni di colorato rimangono solo i muri perché il cielo di milano ha quel colore che non saprei chiamare in altro modo se non colore del cielo di milano e che certo non è indossabile con qualsiasi abito o stato d'animo.
nell'open space ci sono due aree di lavoro composte da 5 tavoli ciascuna. questi tavoli sono a forma di petalo e uniti agli altri petali formano un fiore che al centro, al posto del pistillo, presenta una colonnina piena di terminazioni elettriche ed elettroniche cui sono collegati pc, connessioni, telefoni e la mia lampada coi colori della bandiera jamaicana o del sole mio che lasciai.
seduti al nostro fiore siamo in 3 fissi, 1 che viene part-time e 1 che non viene più perché è in maternità.
rimaniamo io, la tz e il supertelegattone dagli occhi blublublublublu più di paul newman e certe volte lo guardo ed è come fare un bagno nel mio mare.
però c'è un altro uomo con gli occhi azzurri nel mio ufficio e lui cammina impettito che sembra abbia sempre qualche noce nel culo e pensa di essere l'uomo più richiesto e intelligente del nord europa e anche di avere un grande appeal. ecco, quando guardo lui penso sempre che sia limitativo che "biondo occhi azzurri" siano credenziali per la bellezza, se descritta.

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