domenica 6 gennaio 2008

Dei pericoli che si corrono ad avere un cuore di ciliegia sciroppata in grappa d'Arneis



"Ammesso e non concesso che tu sia in grado di amare, non sono le mie parole quelle che vuoi sentirti dire...".
Uno spirito già indebolito dagli eventi o turbato dalle emozioni che la vita sottopone a ciascuno, potrebbe risultare scosso da una verità non detta ma solo intuita e, per questo, compresa a proprio modo e quindi inappellabile, poiché gli viene negata la possibilità di un confronto o di un appiglio.
Ella quindi, non avendo ottenuto confutazione nè conferma ai suoi timori, si sentiva scivolare nel lavandino senza che questa sensazione la aiutasse a diluire i sentimenti.
Doveva essere simile quello che si prova ad arrampicarsi sugli specchi o ad affogare.
Di solito l'arrivo della sera gli placava pensieri di tal fatta ma quella notte sapeva che avrebbe dovuto tenersi il suo tormento accanto sul cuscino, e preferiva farlo da un altra parte che non fosse il proprio letto.
Così fece le valigie molto prima che il taxi passasse a prenderla e sul tavolo lasciò un biglietto con su scritto: "arrivederci".
Avvalorava, con questa parola, la sua teoria che la vita fosse un cerchio in continuo divenire e che qualora finisse non finiva veramente, anzi da cerchio andava trasformandosi in spirali confluenti verso l'alto o verso il basso non importa, ché tanto tutto quello che c'è fuori dal conosciuto è buio all'apparenza, lei pensava, ed è solo accettando il rischio occorso a penetrarlo, questo buio, che si giunge alla verità, e in qualche caso anche ai colori.
Inoltre erano giorni in cui il passato tornava a galla tutto insieme, e l'uomo che per primo le aveva dedicato una poesia (in cui la paragonava a un rubinetto che colava), aveva appena pubblicato le concordanze nei testi di Christina Rossetti e lei si ricordò di colpo di quanto l'avesse amata, la Rossetti ma anche lei, e forse quello ci aveva visto lungo se la sensazione, pure stasera, era di qualcosa di lei che da un verso fuoriusciva e chissà dove se ne andava.
Il tassista era un ex camionista di 70 anni passato a miglior vita grazie a una mercedes dei primi anni novanta che guidava come se guidasse una carrozza e infatti si beccò deliberatamente tutti i semafori rossi, anzi rallentava quando vedeva che era ancora verde, ed ella potè, per il tempo che durò il tragitto, illudersi di essere Madame Bovary sull'Hirondelle e sentire il rumore che fanno i cerchi delle ruote sull'acciottolato e un groppo salire in gola all'idea che avesse appena lasciato Leon a Rouen.
In preda a queste digressioni, decise che proprio a Rouen sarebbe andata.
Del resto, quella era pure la città dove Jeanne d'Arc fu arsa viva, ma prima, come racconta un poeta, Giovanna e il Fuoco vissero una cocente, è il caso di dirlo, storia d'amore, culminata in questi versi:
"E fu dal profondo del suo cuore rovente
che lui prese Giovanna e la colpì nel segno
e lei capì chiaramente
che se lui era il Fuoco lei doveva essere il Legno"
Anche lei si era sentita legno, solo che il fuoco era fatuo, e ripensò a questo con dolore.
Rouen è in quel nord della Francia che si chiama Normandie e che evoca uno sbarco complicato e un cimitero americano di tombe bianche e tutte uguali. "Saranno zone battute dal vento gelido del nord e io di quello ho bisogno, di qualcosa che raffreddi...."
Così scese alla stazione e prese, per raggiungere Flaubert, un euronight che si chiamava Stendhal, e pensò a quanto il fato fosse dotato di senso dell'umorismo, ma questa fu l'ultima riflessione di cui siamo a conoscenza, portata a conclusione dalla nostra esattamente due secondi prima che il treno deragliasse.
Nel medesimo istante, chiuso nel suo studio, lui stava trastullando i suoi neuroni con una riflessione ispirata da Céline, e fu questa comunanza di panorama letterario francese, ad unirli per l'ultima volta.

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