sabato 3 novembre 2007

ciao amore, ciao



Alle sette, nella casa silenziosa, si avvertiva solo il rumore dei radiatori che andavano riempiendosi di acqua e cominciavano a diffondere calore.
Teresa fumava una sigaretta dietro l'altra, in attesa che arrivassero le nove.
Aveva pranzato solo due ore prima, per cui scartò l'idea di ingannare l'attesa cucinando.
Accese il televisore, ma i titoli del telegiornale le provocarono un lungo sbadiglio.
Ancora un'ora, e avrebbe cominciato a prepararsi.
Rivedere Luigi, non le causava alcun batticuore.
Erano lontani i tempi in cui la vestizione cominciava almeno due ore prima e lei curava ogni particolare con attenzione.
Il rituale cominciava con un bagno, molto caldo e profumato.
Riempiva la vasca fin quasi all'orlo, poi si spogliava, senza riporre con cura gli abiti, e si immergeva nella schiuma sopportando la leggera scottatura che le causava la temperatura troppo alta.
Sapeva che avrebbe dovuto resistere qualche secondo, poi il corpo si sarebbe adattato e quel calore avrebbe rilassato i muscoli.
Metteva la testa sott'acqua e rimaneva così, fino a che non le mancava il fiato.
Quando riemergeva, restava con la testa appoggiata al bordo della vasca per un po', e nel frattempo osservava il suo corpo.
Si passava una mano sui fianchi e sul ventre, e si guardava i seni, abbondanti, che galleggiavano con le areole a pelo d'acqua. Queste, riducendosi per il freddo, venivano a formare come ruches di tulle intorno ai capezzoli, che si indurivano fino a fare male.
In quel blando dolore, Teresa pregustava il piacere che la vicinanza del corpo di Luigi le avrebbe concesso di lì a poco: il desiderio con cui lui l'avrebbe cercata una volta entrata in macchina; la facilità con cui lei avrebbe ceduto a voglie impetuose e ferine che erano pure le sue.
Le piaceva quando lui, guidando, le teneva la mano in mezzo alle cosce, togliendola solo per cambiare marcia, e riposizionandola subito dopo.
Le piaceva quando la portava a mangiare in ristoranti appartati e dalle luci flebili, e ordinavano cose diverse per assaggiare i cibi, e terminavano una bottiglia di vino, a volte anche due.
Si guardavano negli occhi tutto il tempo, e parlavano.
Qualsiasi argomento sembrava essere pretesto per una discussione, mai animata, piuttosto uno scambio di opinioni, piacevole e, man mano che l'alcool saliva alla testa, sempre meno lucido.
Poi tornavano a casa e facevano l'amore, dedicandosi tutto il tempo necessario, oppure, se fossero stati stanchi, rimandando il tutto alla mattina dopo, quando, all'alba, si sarebbero svegliati nudi l'una accanto all'altro, e il resto sarebbe venuto da sé.
Luigi amava sentire il corpo morbido di Teresa addosso, il profumo della sua pelle, e a lei piaceva sentire i muscoli di lui tendersi e il cazzo indurirsi solo in virtù di una carezza.
Questo accadeva una volta alla settimana, di solito il mercoledì, quando lui, adducendo, come scusa, improbabili riunioni fuori città, al mattino salutava la moglie con un bacio sulla guancia, e la figlioletta con una carezza, per ritornare, nella casa che condivideva con loro, solo il giorno dopo all'ora di cena.
A Teresa, quella notte vissuta in semi-clandestinità, con l'unico uomo al mondo con cui le sembrava di avere qualcosa in comune, era sufficiente.
Per il resto della settimana, continuava la sua vita fatta soprattutto di incombenze lavorative, oppure si dedicava alle sue passioni: gli origami, per esempio, antica arte giapponese nella quale aveva raggiunto discreta abilità, considerato il fatto che aveva cominciato a praticarla solo un anno prima, grazie ad un corso organizzato dal comune, al quale si era iscritta soprattutto per noia.
Adesso, nell'attesa che lui arrivasse, aveva creato, con la carta argentata del pacchetto di sigarette terminato, un pesciolino, e questo quasi meccanicamente, senza rendersene conto; pensò di regalarglielo.
Ripercorrendo la loro storia, non riusciva a individuare il momento in cui quella grande passione, unica a sentir Luigi, si fosse esaurita.
Come se fosse terminata la cera che alimentava la fiamma.
Pensava che forse funzionava così: ciascun essere umano riceve, in dotazione, un quantitativo di amore da consumare, come se si trattasse di combustibile. L'intensità con cui il sentimento viene vissuto, ne determina la durata.
Loro due, malgrado quegli incontri radi, avevano vissuto fortemente ogni attimo, e lei questo non poteva negarlo.
Non aveva dimenticato nulla del coinvolgimento, fisico ed emotivo, che li aveva contraddistinti.
Ma, malgrado le cose all'apparenza fossero rimaste invariate, in lei era subentrata, sottile e subdola, la noia.
Aveva provato ad accennargliene, ma Luigi era sempre molto innamorato, e più lei si mostrava svogliata, più lui pensava che fosse un malessere legato al fatto che lo volesse tutto per sé, mentre non si era ancora deciso a lasciare la moglie.
Questa sua cecità, a Teresa, pareva insopportabile.

Squillò il cellulare. Era il segnale con cui indicava che era arrivato e la aspettava sotto casa.
Si infilò il cappotto, e nel farlo le si impigliarono i capelli nei bottoni.
Ci mise qualche minuto a liberarsi.
Poi, prese dal tavolo un pacco di salviettine umidificate, il coltello di tipo militare che aveva acquistato su internet, li mise in borsa, chiuse, al solito, con quattro mandate la porta di casa, e scese le scale.

2 commenti:

Unknown ha detto...

scrivilo sto libro..

missfilter ha detto...

ho poco tempo.